Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, è un verso tratto dall'Inferno di Dante Alighieri (V, 137).
Questo verso è pronunciato da Francesca da Rimini, una delle anime dannate incontrate da Dante e Virgilio nel secondo cerchio dell'Inferno, quello dei lussuriosi. Francesca racconta la sua storia d'amore adulterina con Paolo Malatesta, fratello di suo marito Gianciotto Malatesta.
Il verso completo è: "Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante."
In sostanza, Francesca afferma che la lettura di un romanzo cavalleresco, nello specifico un romanzo che narrava la storia d'amore tra Lancillotto e Ginevra (Galeotto era il mediatore di questo amore), fu la causa del loro reciproco innamoramento e del loro conseguente peccato. La lettura li spinse a desiderare un amore simile e li portò a cedere alla passione. Il libro, quindi, è visto come un intermediario, un "Galeotto", che facilitò il loro adulterio. "Quel giorno più non vi leggemmo avante" significa che, dopo aver raggiunto un punto nel libro che rispecchiava i loro sentimenti, non furono più capaci di continuare la lettura e si baciarono.
L'espressione "Galeotto fu…" è diventata un modo di dire per indicare che un qualcosa (un libro, un film, una canzone, un'occasione, ecc.) ha fatto da intermediario o da pretesto per un'azione, generalmente un'azione romantica o amorosa. L'implicazione è che l'azione non si sarebbe verificata senza l'intervento di questo "Galeotto".
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